mercoledì 11 febbraio 2015

Toglietemi tutto, ma non il mio smartphone.

I tempi cambiano, le cose cambiano, le persone cambiano, noi cambiamo...
Prendete me ad esempio. Il primo cellulare l'ho avuto tra la terza media e il primo anno delle scuole superiori ed erano più le volte che lo lasciavo spento, che quelle in cui me lo cagavo.
Quando ancora andavamo di Christmas card ed sms a camionate, ero sempre la più lenta nello scrivere e nel rispondere. Adesso che il regno degli sms è tramontato ed è iniziata l'era di whatsapp, messenger, hangouts ecc, sono la più veloce sia a scrivere che a rispondere e il mio smartphone non lascia mai le mie mani.

Per varie ragioni, la cosa ha attirato la mia attenzione, quindi mi sono chiesta esattamente dove fosse la differenza, cosa fosse cambiato rispetto al passato. La risposta però non era da ricercarsi nel cosa, ma nel chi. Io. Ad essere cambiata in primo luogo ero stata io.

Ma come Roma non fu costruita in un giorno, così i grandi cambiamenti non avvengono da un giorno all'altro, d'improvviso, e il loro svolgersi è lento, silenzioso, strisciante, a tal punto che quando ci accorgiamo di stare cambiando, che qualcosa in noi comincia a prendere una direzione diversa, è ormai troppo tardi: non si può più tornare indietro, siamo già cambiati.
Siamo diversi, siamo diventati altro, qualcosa in cui ancora non ci riconosciamo, o preferiamo non riconoscerci, ma che sappiamo fin troppo bene essere un parte di noi che esisteva già e che si è semplicemente evoluta, manifestata.

Il cambiamento è destabilizzante, porta scompiglio nelle nostre vite, nella nostre tranquille routine, ma soprattutto nelle relazioni. Ah, le relazioni! Esiste forse qualcosa più complicato delle relazione?! No! Anche la teoria della relatività di Einstein a confronto è meno complicata, dal momento che ha le sue regole matematiche e fisiche stabilite, fisse, immutabili. Le relazioni invece non le hanno, sono una serie continua di compromessi, tolleranze, concessioni, negazioni, basate sull'accordo che si stipula tra due parti che decidono di intraprendere una relazione. Quello che io chiamo: Il Patto iniziale. Tutto si basa su di esso: dal tipo di relazione che si vuole avere, ai successivi compromessi, cessioni, negazione e tutto il microcosmo relazionale. Il Patto è la base, le fondamenta su cui poggia tutta la baracca. Non sono futilità evanescenti come l'amore e i sentimenti a fare da pilastro, quel che conta è Il Patto iniziale. Fino a quando entrambe le parti lo avranno ben presente nella loro relazione, tutto filerà sempre liscio, senza grossi scossoni, furiose liti, incomprensioni e tutti i teatrini vari ed eventuali.
Ma esso nasce con una grossa falla inevitabile, un peccato originario che non può essere lavato via con un bagnetto ghiacciato e una serie inutile di "credo" e "rinuncio". Perché vedete, Il Patto stabilirà anche un compendio di regole e compromessi, ma non cristallizza la natura che hanno in quel preciso momento le due parti in causa.

Cosa succede quando una delle due parti comincia a cambiare, ad evolversi e il suo pensiero prende una direzione diversa da quello che era all'epoca della stipulazione? La baracca comincia a scricchiolare. E quanto più la si sentirà franare sotto i piedi, tanto più ci si farà cechi e sordi, ignorando i cambiamenti che ormai sono avvenuti in noi, cercando fantasiose spiegazioni, alternative, soluzioni, pur di tenere in piedi quella baracca il cui tetto ci ha accolti per tanto, tanto, tempo. Forse troppo tempo. 
Perché alcuni di noi nascono con il mare d'inverno dentro. Eterni adolescenti, irrequieti, insoddisfatti, capricciosi, sempre alla ricerca di qualcosa che sia nuovo, che sia altro, che sia come noi e diverso da noi. Siamo sempre in continua evoluzione, in continuo cambiamento, e come l'onda del mare che ripetutamente si infrange sulla battigia, ne strappiamo via un pezzo, giorno dopo giorno, appropriandocene senza riserve, senza chiedere il permesso, o scusa.
Siamo impietosi come la tempesta, trasciniamo via come un mulinello, ci infrangiamo senza tregua contro la scogliera, consumandoci testardi.

Un giorno però la tempesta sembra placarsi, crediamo che anche per noi finalmente sia arrivata l'estate e siamo felici come un bambino il giorno di Natale. Assaporiamo il piacere della tranquillità, della stabilità che danno i soliti riti e piccoli gesti quotidiani, anche i limiti dei compromessi ci sembrano una cosa meravigliosa: abbiamo trovato il nostro porto sicuro.

Ma l'estate non dura per sempre.

Ci accorgiamo che l'estate comincia a diventare primavera, la primavera autunno, l'autunno irrimediabilmente inverno. Sappiamo che sta arrivando, lo sentiamo, lo conosciamo bene, ma lo ignoriamo. Più bussa alle nostre porte, più spranghiamo le finestre. Ma non si può fermare la tempesta. E così eccoci di nuovo, noi e il nostro mare d'inverno, che nel frattempo è cambiato, è cresciuto insieme a noi, si è evoluto, vuole e cerca altro, si è fatto più agitato per ogni volta che abbiamo chiuso più forte la porta.

Cominciamo a mettere password ai nostri portatili, ai nostri smartphone, ai nostri pensieri, perché il mare in tempesta reclama il suo tributo e i segreti si accumulano. I dedali dei castelli che un tempo furono teatro delle passioni segrete di nobili e servi, sono diventati i nostri smartphone, ormai nostra appendice ed emanazione: tutto dipende da loro.

Mi chiedo se non sarebbe più giusto uscire dalla soglia di quella baracca ormai scricchiolante senza voltarsi indietro, senza chiedere scusa o perdono, prendere tutto quello che quel rifugio sicuro ci ha dato e andare via...come fa il mare d'inverno.


Toglietemi tutto, ma non il mio smartphone.




2 commenti:

  1. Ho adorato questo post mia cara! quanta verità nelle tue parole...le cose cambiano e quando ce ne accorgiamo è sempre troppo tardi...trovo stupenda la tua metafora sulle stagioni in questo periodo diciamo che sono in procinto di precipitare nella tempesta dell'inverno...vedo minacciose nubi all'orizzonte ma sono serena: i blog servono a farci incontrare persone che pare ci capiscano!!!un bacio buona serata

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    1. Grazie mille Cindy! Era una cosa che avevo bisogno di scrivere, così da distaccarmene, in un certo qual senso, e poterla guardare da una diversa angolazione. E mi fa davvero piacere che sia piaciuto a qualcuno e che magari gli sia di aiuto in qualche modo. Quella del "mare d'inverno", è una cosa che io ed una cara amica ci diciamo spesso, perché è la scomoda verità (anche se preferiamo usare l'espressione più positiva " abbiamo il fuoco dell'Etna dentro" ahahah)! Un bacio anche a te e buona giornata!

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